Si trovava su una gran spiaggia gialla dietro cui si ergevano dune alte come montagne. La spiaggia era completamente deserta. Si allontanava curva da entrambe le parti prima di scomparire confondendosi col mari agli estremi limiti della visione… Non una roccia, non una foglia, non un uccello, non un animale, e nessun riparo dal sole…
cosi Wilburn Smith, nel romanzo Spiaggia Infuocata, descrive la Skeleton Coast o costa degli Scheletri.
Terra creata da Dio in un momento di rabbia, cosi la chiamano i Boscimani, la Skeleton Coast sono 1600 km di inferno. Dall’Angola fino al Sudafrica, tutta la parte costiera del grande deserto del Namib, è un luogo infernale, unico e affascinante. Ma perché è stata chiamata cosi questa parte della Namibia? Ovunque si legge che qui hanno fatto naufragio, nel corso dei secoli, centinaia di navi, i cui capitani venivano sorpresi da una nebbia fitta, creata dall’incontro della fredda corrente del Benguela, che arriva dal Sud, con le correnti calde del deserto del Namib, e dai bassi fondali creati dalle sabbie del fiume Orange e che vengono portate verso Nord dalla corrente.
Chi sopravviveva al naufragio e si ritrovava sulle spiagge aveva poche possibilità di salvarsi.
Erano infestate da leoni e leopardi, iene brune e … mancanza di acqua potabile.
Quindi scheletri di navi e di uomini. A cui vanno sommati gli scheletri delle balene, che qui si arenavano numerose, e le cui ossa venivano utilizzate dai Boscimani per costruire le loro capanne nei periodi in cui, dall’interno della Namibia, si fermavano qui per raccogliere il sale!
Ma la Skeleton coast è soprattutto deserto. E dune. Da Nord a Sud le dune si alternano a ampie piane ghiaiose, per culminare poi con le alte dune a Sud del fiume Kuiseb, dune che incontrano l’Oceano, facendo di questa zona della Namibia una delle più spettacolari.